Antonella Metto
Seguimi su:
  • Home
  • Su di me
  • CONSULENZE SESSUALI
    • Consulenza On-Line
    • Consulenza domiciliare
    • Consulenza Face to Face
    • Lettere e Consigli
  • COUNSELING
    • A CHI serve il Counseling?
    • A CHI NON serve il Counseling?
  • Domande Frequenti
  • Etica e Deontologia
    • Codice deontologico degli operatori nell'ambito della sessualità umana
    • Codice Deontologico Counselor
  • Eventi
  • Siti Utili
  • Come Contattarmi
  • Blog

ADOLESCENZA E SESSUALITA’ - 3° parte - La graduale integrazione della sessualità e la coppia adolescenziale

1/13/2014

0 Commenti

 
Immagine
L’adolescente che si distacca progressivamente dalla famiglia ha il terrore di rimanere solo, di essere incompreso e indifeso in un mondo che lo sovrasta.
Eppure anche l’esperienza della solitudine, così frequente e dolorosa, è una tappa indispensabile per imparare a stare con gli altri, in quanto attraverso di essa si acquisisce la consapevolezza dei propri limiti e delle proprie forze: l’identità ne esce rafforzata.
Molti adulti non sanno incontrarsi perché hanno il terrore di rimanere soli e si aggrappano l’uno all’altro: non riconosco l’altro come estraneo, libero di scegliermi o rifiutarmi, perché non posso farne a meno, come se fosse l’aria per respirare. Anche se all’esterno tali relazioni possono apparire come delle “coppie perfette”, si tratta in realtà di simbiosi, in cui ognuno utilizza l’altro per sopravvivere.
L creazione della coppia adolescenziale comporta non poche difficoltà.
Una sessualità matura è una sessualità integrata, che si esprime sia sul piano fisico che affettivo, che cognitivo con la stessa intensità verso la stessa persona: così il proprio partner è desiderato sessualmente, suscita sentimenti di amore ed è un interlocutore apprezzato sia a livello cognitivo che razionale. Al contrario, durante l’adolescenza si assiste ad una marcata frattura tra l’aspetto genitale e quello affettivo.
E’ molto frequente, ad esempio, che la ragazza di cui un tredicenne è follemente innamorato non sia l’oggetto dei suoi desideri sessuali, che sono invece rivolti verso altre ragazze per le quali non prova alcun affetto e stima.
Nella nostra cultura i ragazzi e le ragazze sembrano percorrere itinerari differenti per raggiungere l’integrazione della sessualità e ciò comporta non pochi equivoci e delusioni nel dialogo tra i due sessi.
Il ragazzo, in linea di massima, sente prima e più intensamente la spinta genitale e solo più tardi vi integra l’affettività, mentre per la ragazza sembra avvenire esattamente l’opposto.
Ma poiché ognuno interpreta i messaggi che riceve dagli altri secondo le proprie aspettative e i propri bisogni, si può generare davvero una grande confusione.
La ragazza, ad esempio, invierà al ragazzo segnali di stima e di affetto che saranno regolarmente fraintesi ed interpretati come segno di disponibilità sessuale e viceversa, con il risultato di incorrere entrambi in cocenti delusioni. Così si finisce per formulare giudizi stereotipati e generalizzati del tipo “Gli uomini sono tutti uguali” e viceversa.

Una volta formatasi la coppia adolescenziale si immerge nella meravigliosa esperienza dell’innamoramento, che viene immaginato eterno e confuso con l’amore. Nell’innamoramento ognuno dei due sperimenta lo stupore estatico e l’ebbrezza della scoperta di essere in grado di soddisfare la totalità delle aspirazioni di un altro, che in fondo altro non desidera che essere l’unico oggetto di ogni desiderio: in questo modo ognuno conferma, sostiene ed ingigantisce l’identità dell’altro.
Tuttavia, in questa piacevolissima ma anche drammatica follia, la sostanziale realtà di soggetto dell’altro è trascurata; l’altro agisce come detonatore piuttosto che come componente essenziale della miscela esplosiva; il processo è interiore, individuale, autonomo.
Trascorso il periodo intenso dell’innamoramento raramente la coppia adolescenziale riesce a sviluppare una relazione amorosa perchè i due non sono ancora in grado di uscire da se stessi per occuparsi sinceramente del bene dell’altro e così, piano piano, il rapporto si raffredda e termina.
L’adolescente è capace soltanto di una relazione “captativa”, in cui l’altro è desiderato per il piacere che ci da e lo si vuole possedere per le sensazioni intense che suscita in noi, ma, quando non è più in grado di provocare in noi tali emozioni, perde improvvisamente ogni interesse.
Un altro motivo di fallimento delle coppie adolescenziali è la ben nota instabilità di questa età, durante la quale si vivono rapidi e intensi cambiamenti, si diventa diversi in pochi mesi, si scoprono nuove esigenze e si abbandonano continuamente vecchi interessi: l’adolescente non ha ancora trovato se stesso e per questo non può impegnarsi in relazioni durature.
In un certo senso sono persino negativi gli sforzi coscienti per eliminare questa instabilità, al fine di non lasciare il giovane partner verso il quale ci si sente impegnati, perché in questo modo l’adolescente si impedisce di sviluppare se stesso sperimentando vari ruoli e varie identità e si costringe in un voler/dover piacere all’ altro che porta ad uniformarsi ai suoi desideri.
0 Commenti

ADOLESCENZA E SESSUALITA’ - 2° PARTE - Il “salto di crescita”

1/13/2014

0 Commenti

 
Immagine

A caratterizzare le trasformazioni della pubertà c’è il cosiddetto “salto di crescita”. In questi anni aumentano improvvisamente altezza, peso, cambiano le fattezze.
I ragazzi sono più attenti e critici di quanto si pensi nei confronti delle trasformazioni del proprio corpo, è di esse che si servono per confrontarsi con gli altri, ma soprattutto è ad esse che devono continuamente adeguarsi, accettando l’ìimmagine di sé mutata.
All’inizio della pubertà, la tensione sessuale, che si attiva a causa dei cambiamenti ormonali, è trattata come una forza esterna, proveniente ad esmpio da immagini o da contatti, più che dal proprio corpo e dalle proprie fantasie. Forza esterna e quindi estranea, da combattere piuttosto che integrare.
E’ il continuare dei mutamenti fisici, ma soprattutto l’arrivo delle mestruazioni e delle eiaculazioni a ricondurre la sessualità a qualcosa di proprio con cui poter convivere.
Per le ragazze il raggiungimento del menarca (prima mestruazione) è motivo di nuove ansie, ma anche di sollievo in quanto dato concreto, in relazione al quale è possibile cominciare ad organizzare le sensazioni del corpo in crescita. Da un periodo in cui realtà e fantasia appaiono a volte confuse si passa ad un altro, poco dopo l’arrivo delle prime mestruazioni, in cui si registrano cambiamenti ed assestamenti non solo nella vita fantasmatica, ma anche nel linguaggio.
L’espressione verbale diventa più coerente ed organizzata, le ragazze riescono ad esprimere più facilmente ciò che le turba ed i propri mutamenti d’umore.
Per i maschi la situazione è diversa. La pubertà non è scandita da fatti altrettanto certi e ripetitivi. Le erezioni e le prime eiaculazioni sono sentiti come eventi poco dominabili, causa di turbamenti per il tipo di sensazioni e fantasie che si accompagnano ad essi. I maschi sentono l’esigenza di dare ordine e significato a questi fenomeni del proprio corpo, ma a ristabilire il controllo non è sufficiente la masturbazione (non a caso a questa età più frequente tra i ragazzi che tra le ragazze), occorre un’integrazione tra i dati fisici e quelli pulsionali. Ciò significa che è necessario giungere ad un cambiamento dell’immagine di sé che includa l’esistenza di un corpo sessuato e riconoscere che da esso si originano le nuove sensazioni ed emozioni, i desideri e, di conseguenza, i progetti.
Dovranno trascorrere gli anni dell’adolescenza perché tale immagine si concretizzi sempre di più e sempre meglio.
Nel corso della pubertà sono vari i fattori che intervengono a complicare o facilitare il raggiungimento di un adeguato senso di identità. E’ importante che i ragazzi abbiano un gruppo di coetanei a cui poter fare riferimento. Tale partecipazione va incoraggiata dagli adulti e serve a contrastare la tendenza all’isolamento, frequente in questi anni. E’ il gruppo il luogo in cui ragazzi e ragazze si confrontano e si rassicurano, constatando l’esistenza di problemi comuni. E’ in esso che nascono simpatie ed interessi per l’altro sesso. Nel gruppo il ragazzo fa la scelta dell’amico preferito, così come la ragazza dell’amica, rapporti di amicizia che servono da supporto ad un Io reso più fragile dalla difficoltà dell’età.
E’ rilevante, per maschi e femmine, l’influenza degli insegnanti che possono essere determinanti nel rafforzamento dell’autostima. Autostima difficile da sostenere per i ragazzi, che sembrano aver perso molte sicurezze senza averne raggiunte di nuove. Gli adulti dovrebbero essere sempre pronti a contrastare, in questi anni, la tendenza di figli ed alunni ad arrendersi di fronte agli ostacoli. Inoltre gli insegnanti hanno l’opportunità, più dei genitori, di favorire lo sviluppo di tematiche che aiutino i processi di crescita. Possono ad esempio introdurre argomenti di informazione sessuale in modo programmatico o in modo estemporaneo, nei momenti in cui ritengono sia il caso farlo. Vengono in ciò aiutati dagli stimoli che la vita del gruppo-classe offre loro ed anche dalla stessa posizione che rivestono: sono infatti degli adulti, ma non sono i genitori e questo li rende agli occhi dei ragazzi autorevoli , ma più neutrali.
Il terzo fattore influente, nel periodo della pubertà, è costituito dalla famiglia. Per i genitori non è un’età facile da gestire, presenza e pazienza sono gli atteggiamenti necessari ma difficili spesso da tenere. I ragazzi, anche se dimostrano con i comportamenti il contrario, hanno un bisogno fondamentale di continuità. Proprio perché si sentono discontinui, privi a momenti di ogni certezza, hanno l’esigenza che qualcun altro provveda a garantire continuità e certezza. Continuità significa per essi permanenza di affetto, di attenzione, ma anche presenza e capacità di comprensione. Purtroppo la maggior parte degli adulti ha dimenticato la difficoltà e la stranezza dei propri stati d’animo all’età che ora i figli stanno vivendo, e tende quindi a stupirsi ed a preoccuparsi, e ciò non è certo rassicurante. I ragazzi, a complicare le cose, confondono i genitori con comportamenti di rifiuto, lontananza e manifestano disponibilità a condividere i loro problemi preferibilmente con i coetanei, o con altri adulti, non con loro.
Su questo punto vale la pena di soffermarsi . E’ importante infatti capire da cosa è causata quella lontananza. Può dipendere infatti da un accresciuto bisogno di autonomia; costituisce quindi una specie di prova di indipendenza. Va in questo senso compresa ed anche assecondata. L’allontanamento può anche essere determinato da alcune modalità di comportamento che padri e madri hanno avuto negli anni precedenti: molti genitori si sono mostrati reticenti nei confronti delle domande dei figli. Preoccupati delle loro curiosità, soprattutto se riguardavano la sessualità. Questi stati d’animo sono percepiti molto chiaramente dai ragazzi, che sentono di essersi avventurati su una strada proibita ed evitano di porre ulteriori domande. Sentire di non poter parlare di alcune cose influenza tutto il processo della comunicazione,
I ragazzi dovrebbero essere quindi sufficientemente liberi di decidere se porre o no domande, non ostacolati da troppe reticenze. I genitori d’altra parte possono acquistare consapevolezza di come un’armonica sessualità si coniuga bene ed è sostenuta da un’armonica affettività e di come, quindi, non siano i sentimenti di vergogna, di paura o l’ignoranza di alcuni fatti, a tener lontani i ragazzi da esperienze sessuali troppo precoci o traumatiche, ma la possibilità di mantenere aperto un dialogo con essi. 
Educare alla sessualità è anche e soprattutto educare alla relazione, per far sì che i bambini ed i giovani acquistino modelli in cui saranno in grado di “riconoscere” l’altro nei suoi bisogni e nei suoi diritti, rispettandolo nella misura con la quale essi si sono sentiti riconosciuti e rispettati.
0 Commenti

ADOLESCENZA E SESSUALITA’ 1 parte - Anni difficili per figli e genitori 

1/13/2014

0 Commenti

 
“Povera me! Quante stranezze oggi! Pensare che ieri tutto era come al solito. Fossi cambiata io durante la notte? Fammi pensare: ero la stessa stamattina quando mi sono alzata? Quasi mi sembra di essermi sentita un po’ diversa. Ma se non sono la stessa la domanda è: “Chi mai sarò?”
(Lewis Carrol “Alice nel paese delle meraviglie”)


I bambini crescono, cambiano fattezze e sviluppano le loro capacità sotto i nostri occhi, eppure all’improvviso ci accorgiamo che un neonato non è più tale, che un bambino piccolo sta abbandonando la condizione di dipendenza, che un ragazzino e una ragazzina si sono trasformati in un ragazzo e una ragazza. Sono cambiamenti che non avvengono certo in una settimana, tanto meno in una notte. Eppure l’impressione che spesso genitori e insegnanti registrano è che il cambiamento sia improvviso, tanto da doversi adattare a fatica ad un’immagine o a comportamenti del tutto nuovi e diversi.
Se è complicato per gli adulti adeguarsi ai processi di cambiamento di bambini e ragazzi, è ancor più complicato, in certi momenti dello sviluppo, per i bambini stessi prendere coscienza di una raggiunta diversità che li riguarda e li coinvolge profondamente.
Fino a 11 – 12 anni l’influenza del contesto familiare e sociale è determinante ed anche sufficiente a sostenere la crescita. Il bambino, se ha dei genitori disponibili a vederlo divenire più grande, non troppo affezionati all’idea del figlio piccolo e dipendente, procederà tranquillamente verso nuove conquiste attraverso l’acquisizione di conoscenze e di nuove abilità.
C’è un’età in cui le cose si complicano. Il passaggio dall’infanzia all’età adulta, il momento che dà inizio all’adolescenza, segna una fase particolare della vita in cui i processi di adattamento ad un’immagine di sé mutata sono vissuti da ragazzi e ragazze come fatti complessi, di cui è difficile prendere coscienza.
Il proprio corpo e quello dei coetanei diventa improvvisamente fonte di nuovi interessi. La percezione che stia cambiando nelle fattezze e che da esso si originino nuove sensazioni, lo rende familiare ed estraneo nello stesso tempo, motivo di fantasie, fonte di mille interrogativi. Fra tanti un posto centrale è occupato dai dubbi sulla propria “normalità”
Il bisogno di essere e sentirsi normali, simili agli altri, si accompagna spesso al timore che i propri cambiamenti fisici e mentali siano qualcosa di unico e diverso, difficilmente riferibile quindi.
Ragazze, intorno agli 11 - 12 anni si chiedono infatti se è giusto avere o non avere il seno che inizia a svilupparsi, ragazzi di 12 – 13 anni cominciano a confrontare l’altezza, la peluria del viso, le dimensioni dei propri genitali con quelli dei coetanei.
Di fronte a tante e tali trasformazioni del corpo,l’appartenenza ad un genere diventa un obiettivo da dover riconquistare confrontandosi con lo specchio e con i coetanei, più che con il mondo degli adulti, nei confronti del quale vengono avvertiti per la prima volta diffidenza e sentimenti contrastanti.
Desiderio di presenza e dipendenza e bisogno di autonomia e di indipendenza si alternano. Il ragazzo e la ragazza vorrebbero dai grandi approvazione incondizionata senza saper bene in che cosa.
Gli atteggiamenti ritirati, assorti, pensosi, che cominciano ad alternarsi alle modalità di comportamento più aperto o di gioco spensierato, comuni nel periodo precedente, sono definiti “distrazione” dagli adulti.
Senso di irrealtà e confusione si rivelano fisiologici, normali in questi anni. Comportamenti disorientati e per nulla organizzati sono comuni e l’impressione che si riporta è che i ragazzi debbano mantenere vivi i conflitti interni ed esterni cercando varie soluzioni, apparentemente strane, prima di decidere quale tra tante può essere la migliore.
Che siano fatti normali i ragazzi non lo sanno e non lo sanno a volte neanche i genitori che trovano allarmanti i cambiamenti di umore, la disattenzione, e le eventuali nuove difficoltà nelle prestazioni scolastiche.
0 Commenti

La Storia nelle Mutande

1/13/2014

0 Commenti

 
Immagine
“Le mutande sono una virtù elastica, prima di abbassarle bisogna riflettere” disse Napoleone alla Contessa di Castiglione, prima di un incontro galante.
E’ infatti attorno a questo indumento che si è giocata la partita della sessualità, della seduzione e del pudore.
Le motivazioni igieniche per il loro uso sono state ignorate per gran parte del corso della storia e nei periodi in cui si imposero ciò avvenne esclusivamente per due motivi: coprire la nudità in particolari circostanze o richiamare sfacciatamente l’attenzione proprio su ciò che dovevano custodire. Quest’ultimo uso fu per lunghi periodi tollerato solo nelle prostitute, il che non rese un grande servizio alle mutande, additate a più riprese come simbolo di lussuria da scoraggiare assolutamente nelle donne per bene. Che per secoli, salvo brevi intermezzi, si sono guardate bene dall’indossarle.
Per gli antichi la nudità non era un problema: sotto il peplo o il chitone le greche erano nude e, poiché l’abito non era cucito, il gioco del “vedo-non vedo” era più che garantito.
Fra i Romani era diffusa la subligatula, simile ad un “ciripà”, che veniva utilizzato come costume da bagno per andare alle terme e dalle ginnaste per coprire i genitali durante l’attività piuttosto movimentata.
Doveva tuttavia possedere un certo potenziale erotico, se ad un certo punto se ne appropriarono le cortigiane, ben liete di farla intravedere sotto la tunica. Un impiego che segnò il declino dell’indumento: nel Medioevo le donne persero di nuovo le mutande.

A LETTO NUDI
Come veniva difeso il pudore femminile, allora? Da una/due camicie da indossare sotto i vestiti, mentre la notte si dormiva tutti, uomini e donne, nudi.
Né era previsto l’uso di tamponi o pannolini, perlomeno nelle classi più povere, così che le donne mestruavano nelle loro stesse vesti.
L’acqua serviva per bere, fare il bucato e lavarsi tutt’al più mani e faccia: il bidet non solo era sconveniente e peccaminoso, ma considerato anche pericoloso per la salute.
L’assenza di mutande si rivelava abbastanza penosa per le malcapitate condannate a morte, che con l’impiccagione esponevano le proprie nudità alla vista di tutti. Per rispetto al suo rango, a Maria Stuarda prima dell’esecuzione venne fornito un paio di mutandoni che, se non servirono a salvarle la vita, ne salvarono almeno l’onore. Meno fortunata la regina di Francia Maria Antonietta finì sulla ghigliottina così com’era : sotto il vestito niente.

NON FATE VENTO!
E pensare che proprio in Francia le mutande fecero la loro prima comparsa nel guardaroba delle signore. Le impose l’italiana Caterina de’ Medici nel Cinquecento alle sue dame, per evitare che queste mostrassero ad occhi maschili le loro grazie durante le frequenti cavalcate che si facevano a corte. Eppure Caterina non era propriamente un modello di virtù: lei per prima amava intrattenersi con le sue damigelle e non esitava a usarle come agenti sessuali per raccogliere informazioni direttamente tra le alcove nemiche. 
In un clima del genere le mutande si trasformarono presto in un civettuolo pretesto per attirare l’attenzione sulle gambe, abilmente fasciate in stoffe impreziosite da pietre e ricami. Di più: già che c’erano, le nobildonne imbottivano i loro mutandoni per perfezionare le proprie rotondità e li tagliavano nei punti strategici per favorire i frequenti e fugaci incontri galanti.
Ma, dopo il breve intermezzo di Caterina, le mutande tornarono ad essere considerate un capo indecoroso, adatto solo alle puttane.

VIVA LA LIBERTA’
Che cosa fece cambiare definitivamente la moda e la mentalità delle signore riguardo alla biancheria? La crinolina, una sorta di gabbia da infilare sotto la gonna per allargarla a dismisura. Una simile armatura non poteva essere di nessuna tutela per gli sguardi indiscreti: bastava un movimento improvviso o salire le scale perché gli abiti si sollevassero oltre i limiti della decenza.
E così, finalmente, i primi decenni dell ‘800 tennero davvero a battesimo le mutande: da quel momento in poi la questione non fu più “metterle o non metterle” ma si incentrò su lunghezze, volumi, tessuti, colori.
Il loro uso era caldeggiato anche nei collegi femminili: grazie ai mutandoni il pudore delle ragazze era salvo. Meglio ancora se i modelli erano predisposti solo con un’apertura posteriore: in questo modo ci si poteva lavare o espletare i propri bisogni senza essere costrette a guardare le proprie nudità. Del resto, in quegli anni era ancora in auge la cosiddetta “Camicia di san Giuseppe”, una camicia da notte con un’apertura nel basso ventre che consentiva i rapporti sessuali tra sposi senza bisogno che si spogliassero.
Ma oltre al pudore le brache salvavano qualcosa di più prezioso e rivoluzionario, la libertà di movimento. E così, come togliersi il reggiseno cent’anni dopo diventò simbolo di emancipazione, infilarsi le mutande lo fu per le nostre bis-bisnonne.

Abstract
L. Spadanuda “Storia delle mutande”
0 Commenti

Uomini che non si innamorano

1/13/2014

0 Commenti

 
Immagine
Don Giovanni è un leggendario personaggio comparso per la prima volta nel dramma di Tirso de Molina “Il seduttore di Siviglia e convitato di pietra” del 1630.
Per antonomasia è entrato nel linguaggio comune con il significato di seduttore, conquistatore impenitente di donne.
L’analisi di chi viene definito come Don Giovanni è ampia e offre un quadro comportamentale che può sfociare nella patologia.
Il dongiovanni manifesta il desiderio di più relazioni amorose che lo travolgono per brevi periodi e lo spingono ben presto a ricercarne di nuove e più eccitanti.
Questo uomo è anche il campione di prestazioni sessuali, è un raffinato amante e sa come dare piacere alla donna; tuttavia è solo una forma per autocompiacersi ed alimentare il suo ego, in quanto è un vero narcisista
E’ come un bambino viziato che pretende tutti i giocattoli che vede ma che, superato il primo momento di sorpresa ed eccitazione per la novità, perde rapidamente l’entusiasmo e mette da parte o addirittura distrugge il giocattolo che aveva tanto desiderato e si accanisce nell’estenuante richiesta di un altro oggetto del desiderio.
Le cause di tale comportamento vanno ricercate in squilibri della sfera affettiva.
Egli si porta dentro profonde insoddisfazioni mai confessate ad alcuno e forse nemmeno a se stesso, traumi di abbandono in età infantile da parte di una persona cara o di mancata dimostrazione d’affetto da parte della figura materna.
Il suo “umiliare” la donna, che considera come oggetto del suo piacere, è un modo per vendicarsi dei torti subiti quando era piccolo e non aveva la forza per ribellarsi al sopruso e alla sofferenza vissuta in silenzio.
Calpestando la dignità delle donne con cui si accompagna forse intende punire la figura materna che continua a perseguitarlo.
Oppure si può trattare di imitazione della figura paterna che, mostrando disinteresse nei confronti della moglie e quindi della madre del dongiovanni, ha spinto il figlio ad assorbire come spugna questa mancanza di etica e morale.
Esistono anche altre molle che potrebbero far scattare questi comportamenti.

COME RICONOSCERE VELOCEMENTE UN DONGIOVANNI
E’ l’uomo che sorride e cerca di ammaliare con lo sguardo ogni rappresentante del genere femminile
E’ l’uomo che ti fa credere dopo cinque minuti che vi conoscete che sei la migliore!
E’ l’uomo che parla solo di sé, dei suoi successi e delle sue conquiste.


Purtroppo il fascino dello “sciupafemmine” piace e conquista oggi come ieri.
Sono le donne con bassa autostima a cadere nella sua rete in quanto riuscire a conquistare questo tipo di uomo significa valere più di altre donne che hanno fallito nell’intento.
Da non sottovalutare la “sindrome da crocerossina”, che spinge le donne, a metà tra il masochismo e l’altruismo, a voler redimere il dongiovanni, anche a costo di perdersi in un rapporto vittima/carnefice.
Inutile dire che così il rapporto è lungi dall’essere “di coppia”.
Fornire consigli in merito è cosa superflua: ognuno è artefice del proprio destino.
Se avete la vaga impressione che l’uomo che avete puntato sia un dongiovanni, non pensate di poterlo cambiare…sforzatevi di essere ciò che realmente desiderate: una donna/compagna amata ed appagata oppure la vittima di un gioco avvilente e degradante!
0 Commenti

DONNE: COME VIVERE UNA SESSUALITA’ APPAGANTE Piccolo corso per grandi donne - 10

1/13/2014

0 Commenti

 
Immagine
- Raggiungere l’orgasmo! 


Se qualcuna di voi ha trasgredito la regola di non raggiungere l’orgasmo durante gli esercizi ha fatto benissimo.
Mi sto riferendo alle donne con problemi di raggiungimento dell’orgasmo e a quelle che non l’avevano mai raggiunto prima. Avevo proibito di arrivare all’orgasmo non solo per invitarvi a regolare il piacere e a sciogliere l’autocontrollo eccessivo, ma anche nella speranza che qualcuna di voi trasgredisse le regole..
Il desiderio di trasgressione, infatti, può essere più elevato della paura di non riuscire, dell’ansia o dell’autocontrollo eccessivo. Spero che in questo modo qualcuna di voi si sia sbloccata. Coloro che, nel provare piacere, si sono accorte di essere vicine all’orgasmo ed hanno premuto sull’acceleratore hanno fatto benissimo a violare il divieto.
Ha invece fatto male chi ha iniziato gli esercizi con l’idea di dovere o volere per forza raggiungere l’orgasmo. In questo caso, infatti, non si sarà concentrata adeguatamente nei confronti del gioco del piacere e sarà incorsa nello stesso problema che incontra durante l’attività vera e propria: cioè ha dimenticato che il primo obiettivo è star bene e provare piacere, non avere un orgasmo!
La dimestichezza con gli esercizi favorisce la familiarità con il piacere e con le vostre fantasie, una maggiore capacità di graduare il piacere fisico e il coinvolgimento nelle vostre fantasie e vi sarete abituate a lasciarvi andare un po’ di più.
E’ ora giunto il momento di fare un altro passo avanti e di ricercare attivamente l’orgasmo.

Come al solito organizzatevi in maniera che nessuno vi disturberà in questi 45 minuti, un’oretta di esercizio.
Praticate la respirazione profonda, addominale e scegliete una fantasia che vi coinvolga senza dubbio, nei confronti della quale vi sentite assolutamente libere.
Seguitela con gli occhi della mente e associate ad essa la masturbazione.
Utilizzate le modalità di autostimolazione che avete capito essere per voi le più efficaci.
Appena il livello dell’eccitazione comincia a salire, mettete in atto i comportamenti tipici del piacere intenso, che vi ho descritto nell’esercizio precedente. In particolare, muovete il bacino intensamente e concedetevi di ansimare in modo assolutamente libero.
Alcune donne provano un piacere più intenso ed un abbandono maggiore se, in posizione supina, appoggiano la testa sul bordo del letto in modo che cada leggermente indietro.
Limitatevi a seguire il vostro piacere e ad aumentarlo progressivamente, senza nessuna fretta.
Se vi lasciate distrarre dai vostri pensieri, riportate l’attenzione ad un particolare della fantasia che vi sembra particolarmente eccitante. Se siete stanche potete fare delle pause, riducendo o annullando la stimolazione diretta dei genitali, magari semplicemente accarezzandovi il corpo o i seni, oppure sfregando lentamente la pelle con le lenzuola.
Se vi accorgete che vi state osservando dall’esterno (spectatoring) focalizzate l’attenzione sulle vostre percezioni:visive, uditive, tattili, reali o immaginate.
La cosa essenziale è diventare “tutte sensi” non appena i pensieri vi portano lontano dalla naturalezza della vostra esperienza, sino a quando raggiungerete il culmine del piacere.


Alcune di voi saranno arrivate all’obiettivo al primo tentativo, altre avranno bisogno di più tempo. Non demordete, ricordate che la strada maestra da seguire sono il desiderio ed il piacere, non il ragionamento.
Quelle di voi più controllate potranno scoprire che, se allentano un po’ il controllo, non succederà niente di tragico ed avranno un controllo più autentico e volontario di se stesse.

Una volta che sarete in grado di raggiungere l’orgasmo, è importante che possiate diventare gradualmente davvero padrone del vostro piacere e dei vostri desideri. Capita spesso che una donna con problemi sessuali che impara ad arrivare all’orgasmo, adotti una specie di “rituale” troppo rigido. Stessi orari, stesso posto, stessi tempi, stesse fantasie, stessa modalità di autostimolazione.

Se avete imparato a raggiungere l’orgasmo avete già fatto una cosa bella e importantissima per voi come donne e per la vostra vita in generale, non solo per la sessualità e le capacità relazionali.
Progressivamente, man mano che diventate più padrone del vostro piacere, vi sarà più facile allargare gli schemi e creare le condizioni perchè la maggior conoscenza di voi stesse vi porti ad arricchire e rendere più libera e serena anche la vita di coppia !
0 Commenti

DONNE: COME VIVERE UNA SESSUALITA’ APPAGANTE Piccolo corso per grandi donne – 9

1/13/2014

0 Commenti

 
Immagine
- A grandi passi verso l’orgasmo! –

Riprendiamo dalla lezione 8 e possiamo cominciare subito:

Come detto nel precedente post, prendetevi 40 minuti, un’ora circa, telefoni e cellulari spenti.
Disponetevi senza indumenti comodamente sul letto, nella posizione che preferite, supine, prone o su un fianco. Per le donne che hanno difficoltà ad accendere il processo del desiderio e dell’eccitazione potrà invece essere utile indossare della biancheria intima che giudicano intrigante o accomodarsi in una stanza diversa dalla camera da letto, come la cucina o il salotto, in modo da percepire l’esercizio come più sottilmente “trasgressivo”.
Praticate un po’ di respirazione profonda e, se sentite che siete tese o in ansia, fate un bagno o una doccia calda prima di proseguire,
Percorrete con gli occhi della mente la vostra fantasia fino a quando percepite che sia il corpo che la mente stanno provando eccitazione. Iniziate allora ad accarezzare il corpo nelle parti che trovate più gradevoli al tatto, ad esempio le braccia, il seno, l’interno delle cosce.
Se lo trovate piacevole potete far scorrere lentamente la pelle contro le lenzuola o le coperte del letto. Se accarezzarvi vi distende o vi dà piacere, potete indugiare quanto volete in questa pratica, mentre continuate a seguire la vostra fantasia erotica.
Per fondere meglio le carezze con la fantasia potreste anche pensare che in realtà sia un uomo a sfiorarvi.
E’ possibile che dare piacere al vostro corpo renda più difficile seguire la fantasia in modo fluido e coerente. Se vi accade questo, non ha nessuna importanza: utilizzate i frammenti di fantasia che riuscite a seguire, senza imporvi di immaginare un filmato precisamente costruito.
Passate ora a stimolare direttamente gli organi genitali. Se sentite ansia o altre emozioni che vi ostacolano, respirate profondamente, in modo da scioglierle progressivamente.
Se nelle vostre abituali pratiche autoerotiche siete solite utilizzare stimolazioni indirette dei genitali, potrete includerle in questo esercizio. Se, ad es. gradite stringere le gambe, premere o sfregare i genitali contro qualcosa, lo potrete certamente fare.
Alternate però queste vostre abitudini con la stimolazione diretta dei genitali.
Mentre seguite la vostra fantasia, accarezzate quindi i peli del pube, cioè il monte di Venere e prestate attenzione ai diversi gradi di piacevolezza che vi produce la stimolazione delle diverse zone del vostro organo sessuale: le grandi labbra, le piccole labbra, l’apertura vaginale e quella uretrale, il clitoride.
Passate delicatamente a stimolare ognuna di queste parti osservando le differenze nelle vostre sensazioni.
Se vi risulta gradevole, potete anche immaginare che sia l’uomo della vostra fantasia a toccarvi.
Soffermatevi in particolare sul clitoride, il punto che la maggior parte delle donne riconosce come il più piacevole da stimolare.
Introducete poi un dito nella vagina, osservando le sensazioni che ciò vi suscita. Provate a ruotarlo e a muoverlo avanti e indietro lentamente. Fate qualche esercizio di Kegel ed osservate come variano le vostre sensazioni.
Potrebbe anche essere piacevole immaginare che il vostro dito, in realtà, sia il pene dell’uomo che state immaginando.
(Posso suggerire anche l’uso di un vibratore che facilita la concentrazione sulla propria fantasia erotica. Ma attenzione! Non usate quegli attrezzi a forma di fallo azionati da una batteria perché le vibrazioni non sono abbastanza intense, bensì tutti quei meravigliosi stimolatori clitoridei di varie forme: paperetta, mouse…facilmente reperibili anche on line)
Se avete la sensazione che la stimolazione vi stia portando all’orgasmo, fermatevi assolutamente un attimo prima di raggiungerlo, e riprendete a regolare il livello dell’eccitazione, diminuendo e poi ancora aumentando.
Se siete stanche di stimolarvi direttamente, potete accarezzare la superficie del corpo mentre vi concentrate maggiormente sulla vostra fantasia erotica.
Riprendete poi a stimolarvi direttamente, ricordando che l’obiettivo dell’esercizio è imparare a giocare con il piacere: fondere fantasie e sollecitazione del corpo, imparare a regolare il volume dell’eccitazione, conoscere meglio quali tipi di stimolazione sono più adatti al vostro gusto.
Un suggerimento che facilita la buona riuscita può essere la simulazione dei movimenti dell’orgasmo. Potreste sentirvi un po’ imbarazzate o ridicole nel farlo; pazienza, è per un buon fine e quindi vale la pena provarci:
durante l’esercizio 
-agitate fortemente il bacino come per ricercare una stimolazione più intensa e contraete le gambe e le braccia 
-ansimate e gemete in modo forte e chiaro 
-respirate più rapidamente e profondamente in modo irregolare 
-invitate con la voce il vostro partner immaginario a darvi più piacere
Vedrete che con un po’ di pratica svaniranno sia l’imbarazzo o la vergogna nei confronti di voi stesse!
Spero che questo esercizio sia andato bene.
DEDICATO ALLE DONNE FINO A 99 ANNI, è questa una modalità straordinariamente importante e creativa per conoscere se stesse, per sapere come funzionano il corpo e la mente, imparare a metterli d’accordo con armonia nel rispetto dei propri personalissimi tempi.
Il prossimo post, che sarà il decimo e ultimo sarà dedicato alla ricerca attiva dell’orgasmo.
0 Commenti

DONNE: COME VIVERE UNA SESSUALITA’ APPAGANTE Piccolo corso per grandi donne - 8

1/13/2014

0 Commenti

 
Immagine
Le fantasie vi introducono nella dimensione del piacere

Ci sono donne che utilizzano le fantasie erotiche con la massima libertà altre le utilizzano con ansia e sensi di colpa, e quindi spesso le respingono.
Le fantasie femminili hanno in genere caratteristiche diverse da quelle maschili. In esse viene data una maggiore importanza allo svolgimento narrativo, al contesto psicologico ed ambientale, le scene vengono elaborate con ricchezza di dettagli e la trama ha un ruolo importante.
Rispetto alle fantasie maschili gli aspetti visivi sono meno rilevanti e la dimensione tattile è in primo piano.
Può capitare di immaginarsi con partner dello stesso sesso senza che questo voglia dire essere omosessuali.
I temi immaginari non sono solo quelli più “tradizionali” ma anche quelli a contenuto esibizionistico, narcisistico, masochistico, di prostituzione, di essere vittima della prevaricazione fisica o psicologica di uno o più partner.
Le fantasie sessuali mantengono vivo il desiderio e l’interesse per l’intimità e il loro uso creativo aiuta ad arricchire e mantenere vitale una relazione di coppia, preservandola dall’invecchiamento e dall’abitudine.
Per esercitare al meglio la fantasia, però, è indispensabile conoscere bene quello che stimola il vostro desiderio, le situazioni per voi eccitanti. Non è affatto detto che una donna conosca esattamente cosa per lei sia particolarmente eccitante.
L’inibizione della fantasia, i sensi di colpa e di inadeguatezza, l’importanza eccessiva data a quello che pensa il partner e al suo piacere, la tendenza ad osservarsi dall’esterno durante l’intimità sono infatti ostacoli enormi per comprendere adeguatamente i propri desideri e le proprie preferenze.
Nancy Friday nel 1973 ha presentato “Il mio giardino segreto” un libro molto interessante sulle fantasie erotiche femminili, raccolte con molta fatica e in maniera anonima, che rimane ancora oggi il maggior riferimento su questo tema.
Vi consiglio caldamente di leggerlo!
E quindi il mondo della fantasia vi introduce in maniera facile, naturale e fluida nella dimensione del piacere.
Non solo da un punto di vista mentale e psicologico, ma anche fisico.
La maggior parte di voi, infatti, giocando con la propria fantasia, avrà certamente notato che ciò che avviene nella mente risuona anche nel corpo.
Affinché la vita sessuale funzioni bene, corpo e mente devono essere in armonia.
Consiglio di iniziare con lo stimolare il desiderio e l’eccitazione nella mente piuttosto che nel corpo per un motivo molto semplice: la mente è la “zona esogena” più importante di una persona.
Pensate semplicemente al fatto che è possibile avere un orgasmo durante un sogno. Inoltre è nella mente che ci sono gli ostacoli all’espressione di una vita sessuale libera e soddisfacente. E’ nella mente che bisogna rimuovere gli ostacoli, è nella mente che bisogna diventare liberi per liberare anche il corpo.
La strada da percorrere è quella di imparare a dare a se stesse piacere con ciò che viene chiamato autoerotismo o masturbazione.
Perché è necessario passare per questa strada? Semplice: perché è quello che fanno normalmente le persone per imparare a far funzionare adeguatamente il proprio corpo, Lo si vede fin dalla tenera età. Verso i 10-11 mesi le bambine imparano molto spesso a darsi piacere stimolando i propri genitali, facendolo con innocenza ed allegria, con estrema naturalezza, allo stesso modo con cui si succhiano il pollice, ridono, giocano, cercano le coccole. E’ in questo modo che si impara a conoscersi e a darsi piacere. Dopo diversi anni l’autostimolazione verrà associata alla fantasia e al raggiungimento dell’orgasmo. Da un lato questa è un’attività fine a se stessa, dall’altro si tratta di un lungo processo di apprendimento che prepara una persona ad un rapporto d’amore, uscendo dall’esclusivo rapporto con se stessi.
Il principio alla base di un’attività masturbatoria gradevole è, almeno in apparenza, molto semplice: rendere massima la stimolazione, l’eccitazione e il piacere, rendere minima l’inibizione.

Per questa volta vi pongo come obiettivo giocare con il piacere e non raggiungere l’orgasmo.
Avete quindi il divieto assoluto di provare a raggiungere l’orgasmo con l’esercizio che vi proporrò nel prossimo post.
Nell’attesa scegliete una fantasia erotica che stimola molto in voi desiderio ed eccitazione; non è detto che questa fantasia debba implicare un’intimità sessuale esplicita, perché per voi potrebbero risultare particolarmente coinvolgenti anche situazioni romantiche caratterizzate da seduzione, ammiccamenti, carezze e baci.
Riservate per questo esercizio un tempo consistente, 40 – 60 minuti circa e attenzione, ci apprestiamo ad andare verso momenti piuttosto…caldi!!!
0 Commenti

DONNE: COME VIVERE UNA SESSUALITA’ APPAGANTE Piccolo corso per grandi donne - 7

1/13/2014

0 Commenti

 
Immagine
Conoscere la propria intimità – Seconda parte

E’ importante desensibilizzarvi e conoscere visivamente i vostri organi genitali, ma bisogna anche averne una conoscenza fisica, muscolare.
In sessuologia, a questo scopo, vengono impiegati ormai da decenni i cosiddetti ESERCIZI DI KEGEL.
Negli anni 50 Arnold Kegel inventò degli esercizi particolari allo scopo di migliorare le capacità muscolari delle donne con problemi di incontinenza.
Le sue ricerche si dimostrarono utili ma, senza che nessuno se lo aspettasse, le tecniche da lui ideate generarono anche un miglioramento delle capacità sessuali in alcune pazienti.
Questi esercizi aumenterebbero l’afflusso di sangue dei muscoli posizionati attorno alla vagina e di quelli del bacino, fenomeno che sarebbe collegato all’aumento di sensazioni di piacere e della capacità orgasmica. Secondo Kegel, infatti, uno scarso tono perivaginale comporterebbe un ridotto attrito del pene con la vagina, il che causerebbe innanzitutto un disturbo dell’eccitazione.
La pratica costante degli esercizi di Kegel aumenterebbe progressivamente la capacità di sintonizzarsi sulle sensazioni vaginali, migliorando anche la capacità di contrarre e rilassare a piacimento i muscoli perivaginali a vantaggio del vostro piacere e di quello del vostro partner.

ESERCIZI DI KEGEL
Mentre siete in bagno a fare la pipì esercitatevi ad interrompere completamente il flusso di urina: per tre, quattro volte di fila contraete e decontraete completamente i muscoli che rendono possibile il passaggio dell’urina nell’uretra.
Per avere la certezza di individuare correttamente i muscoli perivaginali, durante la minzione mettetevi con le gambe ben divaricate e cercate di non contrarre contemporaneamente i muscoli addominali.
Quando avrete individuato correttamente i muscoli perivaginali, responsabili dell’interruzione del flusso di urina, esercitatevi più volte al giorno a contrarli e decentrarli completamente. Provate a farlo ad esempio quando siete in piedi, sdraiate o sedute. 
All’inizio l’esercizio richiede una certa concentrazione perché probabilmente avete poca consapevolezza di questi muscoli.
Se non siete certe di essere in grado di contrarre questi muscoli nel modo corretto, provate semplicemente ad introdurre un dito nella vagina ed osservate quello che percepite. Se state contraendo i muscoli giusti, lo percepirete in modo chiaro.
Per tutta la durata del vostro percorso di cambiamento sarebbe opportuno dedicare quotidianamente qualche attimo della vostra attenzione alla pratica degli esercizi di Kegel.
Non dovreste dire che non avete abbastanza tempo e siete troppo impegnate perché urinate più volte al giorno, state sedute su una sedia o in macchina, vi sdraiate sul letto.
Si tratta invece di ricordare che avete deciso di avere il diritto e il dovere di condurre una vita sessuale soddisfacente.
0 Commenti

DONNE: COME VIVERE UNA SESSUALITA’ APPAGANTE Piccolo corso per grandi donne - 6

1/13/2014

1 Commento

 
Immagine
-Conoscere la propria intimità- Prima parte
Questa volta parliamo di esplorazione della vostra intimità. Se vi sembra che possa suscitare particolari difficoltà, allora scegliete un momento in cui siete davvero libere da limiti di tempo e poco stanche.
Fate prima una doccia o un bagno, in modo da facilitare il vostro rilassamento mentale e muscolare.
- Prendetevi un po’ di tempo per voi stesse, senza che nessuno vi possa disturbare, a cominciare dal telefono o dal cellulare.
- Prendete uno specchio piccolo, come quelli che utilizzate per il trucco.
- Disponetevi comodamente con il corpo nudo su una poltrona o sul letto e utilizzate lo specchio per osservare con attenzione come sono fatti i vostri organi genitali.
- Fate in modo di individuare tutte le parti evidenziate nella figura 1: le grandi e le piccole labbra, il cappuccio del clitoride, il monte di Venere, l’apertura vaginale e l’apertura uretrale, lo sfintere anale.
Fate attenzione alle emozioni che provate mentre osservate accuratamente il vostro corpo, agli eventuali pensieri negativi che vi vengono in mente. Non respingete quello che avvertite: fate vagare la mente durante l’esplorazione del vostro corpo, accogliete i vostri pensieri, ascoltate quello che succede dentro di voi. Se percepite emozioni e sensazioni sgradevoli, cercate di respirare profondamente. 

Qualunque cosa sgradevole abbiate eventualmente provato, sappiate che non dovrebbe succedere. I vostri organi genitali sono una parte del corpo come le altre. Io credo che dobbiate pretendere di poterli osservare come quando osservate nel dettaglio le vostre mani o i vostri piedi per capire se hanno bisogno di cure, di pulizia o smalto.
Possibilmente imparate ad esserne contente, come di un punto del vostro corpo che vi sembra bello, utile o prezioso. Forse con le mani e i piedi o il viso ci siete abituate, ma non con i genitali. Si tratta allora di abituarsi a desensibilizzarsi nei confronti di una situazione neutra.
Il modo più semplice per desensibilizzarsi a una determinata situazione che suscita emozioni, sensazioni o pensieri tossici è semplicemente quella di esporsi con regolarità e consapevolezza alla situazione stessa.
Iniziate quindi con il dedicare un’attenzione diversa ai vostri genitali durante la vita quotidiana, osservandoli veramente mentre vi vestite, vi lavate o vi depilate.
La depilazione, in particolare, è una situazione efficace per mettervi in contatto con i vostri genitali in modo diverso, invitandovi a prendervene cura in modo estetico, cosa che potrebbe costituire una novità, in alcuni casi.
Così come siete abituate a depilare le ascelle o le gambe, abituatevi a rendere più gradevoli i vostri genitali attraverso la depilazione del pube, dell’inguine e delle grandi labbra, se necessario.
Si tratta di un invito ad entrare in una relazione diversa con i vostri genitali, da un punto di vista non solo funzionale, ma estetico. Potete anche consultarvi con il vostro partner per sapere in quale modo a lui piacerebbe vedervi depilate.
Scegliete per i vostri genitali un “abito” adatto ad ogni circostanza, ovvero valutate quale biancheria intima indosserete di volta in volta, senza scegliere la prima cosa che capita.
1 Commento
<<Precedente
Immagine
Iscritta al COORDINAMENTO NAZIONALE COUNSELLOR PROFESSIONISTI
Immagine
Socio ordinario
Immagine
Iscritta FEDERAZIONE ITALIANA DI SESSUOLOGIA SCIENTIFICA