L’adolescente che si distacca progressivamente dalla famiglia ha il terrore di rimanere solo, di essere incompreso e indifeso in un mondo che lo sovrasta.
Eppure anche l’esperienza della solitudine, così frequente e dolorosa, è una tappa indispensabile per imparare a stare con gli altri, in quanto attraverso di essa si acquisisce la consapevolezza dei propri limiti e delle proprie forze: l’identità ne esce rafforzata.
Molti adulti non sanno incontrarsi perché hanno il terrore di rimanere soli e si aggrappano l’uno all’altro: non riconosco l’altro come estraneo, libero di scegliermi o rifiutarmi, perché non posso farne a meno, come se fosse l’aria per respirare. Anche se all’esterno tali relazioni possono apparire come delle “coppie perfette”, si tratta in realtà di simbiosi, in cui ognuno utilizza l’altro per sopravvivere.
L creazione della coppia adolescenziale comporta non poche difficoltà.
Una sessualità matura è una sessualità integrata, che si esprime sia sul piano fisico che affettivo, che cognitivo con la stessa intensità verso la stessa persona: così il proprio partner è desiderato sessualmente, suscita sentimenti di amore ed è un interlocutore apprezzato sia a livello cognitivo che razionale. Al contrario, durante l’adolescenza si assiste ad una marcata frattura tra l’aspetto genitale e quello affettivo.
E’ molto frequente, ad esempio, che la ragazza di cui un tredicenne è follemente innamorato non sia l’oggetto dei suoi desideri sessuali, che sono invece rivolti verso altre ragazze per le quali non prova alcun affetto e stima.
Nella nostra cultura i ragazzi e le ragazze sembrano percorrere itinerari differenti per raggiungere l’integrazione della sessualità e ciò comporta non pochi equivoci e delusioni nel dialogo tra i due sessi.
Il ragazzo, in linea di massima, sente prima e più intensamente la spinta genitale e solo più tardi vi integra l’affettività, mentre per la ragazza sembra avvenire esattamente l’opposto.
Ma poiché ognuno interpreta i messaggi che riceve dagli altri secondo le proprie aspettative e i propri bisogni, si può generare davvero una grande confusione.
La ragazza, ad esempio, invierà al ragazzo segnali di stima e di affetto che saranno regolarmente fraintesi ed interpretati come segno di disponibilità sessuale e viceversa, con il risultato di incorrere entrambi in cocenti delusioni. Così si finisce per formulare giudizi stereotipati e generalizzati del tipo “Gli uomini sono tutti uguali” e viceversa.
Una volta formatasi la coppia adolescenziale si immerge nella meravigliosa esperienza dell’innamoramento, che viene immaginato eterno e confuso con l’amore. Nell’innamoramento ognuno dei due sperimenta lo stupore estatico e l’ebbrezza della scoperta di essere in grado di soddisfare la totalità delle aspirazioni di un altro, che in fondo altro non desidera che essere l’unico oggetto di ogni desiderio: in questo modo ognuno conferma, sostiene ed ingigantisce l’identità dell’altro.
Tuttavia, in questa piacevolissima ma anche drammatica follia, la sostanziale realtà di soggetto dell’altro è trascurata; l’altro agisce come detonatore piuttosto che come componente essenziale della miscela esplosiva; il processo è interiore, individuale, autonomo.
Trascorso il periodo intenso dell’innamoramento raramente la coppia adolescenziale riesce a sviluppare una relazione amorosa perchè i due non sono ancora in grado di uscire da se stessi per occuparsi sinceramente del bene dell’altro e così, piano piano, il rapporto si raffredda e termina.
L’adolescente è capace soltanto di una relazione “captativa”, in cui l’altro è desiderato per il piacere che ci da e lo si vuole possedere per le sensazioni intense che suscita in noi, ma, quando non è più in grado di provocare in noi tali emozioni, perde improvvisamente ogni interesse.
Un altro motivo di fallimento delle coppie adolescenziali è la ben nota instabilità di questa età, durante la quale si vivono rapidi e intensi cambiamenti, si diventa diversi in pochi mesi, si scoprono nuove esigenze e si abbandonano continuamente vecchi interessi: l’adolescente non ha ancora trovato se stesso e per questo non può impegnarsi in relazioni durature.
In un certo senso sono persino negativi gli sforzi coscienti per eliminare questa instabilità, al fine di non lasciare il giovane partner verso il quale ci si sente impegnati, perché in questo modo l’adolescente si impedisce di sviluppare se stesso sperimentando vari ruoli e varie identità e si costringe in un voler/dover piacere all’ altro che porta ad uniformarsi ai suoi desideri.
Eppure anche l’esperienza della solitudine, così frequente e dolorosa, è una tappa indispensabile per imparare a stare con gli altri, in quanto attraverso di essa si acquisisce la consapevolezza dei propri limiti e delle proprie forze: l’identità ne esce rafforzata.
Molti adulti non sanno incontrarsi perché hanno il terrore di rimanere soli e si aggrappano l’uno all’altro: non riconosco l’altro come estraneo, libero di scegliermi o rifiutarmi, perché non posso farne a meno, come se fosse l’aria per respirare. Anche se all’esterno tali relazioni possono apparire come delle “coppie perfette”, si tratta in realtà di simbiosi, in cui ognuno utilizza l’altro per sopravvivere.
L creazione della coppia adolescenziale comporta non poche difficoltà.
Una sessualità matura è una sessualità integrata, che si esprime sia sul piano fisico che affettivo, che cognitivo con la stessa intensità verso la stessa persona: così il proprio partner è desiderato sessualmente, suscita sentimenti di amore ed è un interlocutore apprezzato sia a livello cognitivo che razionale. Al contrario, durante l’adolescenza si assiste ad una marcata frattura tra l’aspetto genitale e quello affettivo.
E’ molto frequente, ad esempio, che la ragazza di cui un tredicenne è follemente innamorato non sia l’oggetto dei suoi desideri sessuali, che sono invece rivolti verso altre ragazze per le quali non prova alcun affetto e stima.
Nella nostra cultura i ragazzi e le ragazze sembrano percorrere itinerari differenti per raggiungere l’integrazione della sessualità e ciò comporta non pochi equivoci e delusioni nel dialogo tra i due sessi.
Il ragazzo, in linea di massima, sente prima e più intensamente la spinta genitale e solo più tardi vi integra l’affettività, mentre per la ragazza sembra avvenire esattamente l’opposto.
Ma poiché ognuno interpreta i messaggi che riceve dagli altri secondo le proprie aspettative e i propri bisogni, si può generare davvero una grande confusione.
La ragazza, ad esempio, invierà al ragazzo segnali di stima e di affetto che saranno regolarmente fraintesi ed interpretati come segno di disponibilità sessuale e viceversa, con il risultato di incorrere entrambi in cocenti delusioni. Così si finisce per formulare giudizi stereotipati e generalizzati del tipo “Gli uomini sono tutti uguali” e viceversa.
Una volta formatasi la coppia adolescenziale si immerge nella meravigliosa esperienza dell’innamoramento, che viene immaginato eterno e confuso con l’amore. Nell’innamoramento ognuno dei due sperimenta lo stupore estatico e l’ebbrezza della scoperta di essere in grado di soddisfare la totalità delle aspirazioni di un altro, che in fondo altro non desidera che essere l’unico oggetto di ogni desiderio: in questo modo ognuno conferma, sostiene ed ingigantisce l’identità dell’altro.
Tuttavia, in questa piacevolissima ma anche drammatica follia, la sostanziale realtà di soggetto dell’altro è trascurata; l’altro agisce come detonatore piuttosto che come componente essenziale della miscela esplosiva; il processo è interiore, individuale, autonomo.
Trascorso il periodo intenso dell’innamoramento raramente la coppia adolescenziale riesce a sviluppare una relazione amorosa perchè i due non sono ancora in grado di uscire da se stessi per occuparsi sinceramente del bene dell’altro e così, piano piano, il rapporto si raffredda e termina.
L’adolescente è capace soltanto di una relazione “captativa”, in cui l’altro è desiderato per il piacere che ci da e lo si vuole possedere per le sensazioni intense che suscita in noi, ma, quando non è più in grado di provocare in noi tali emozioni, perde improvvisamente ogni interesse.
Un altro motivo di fallimento delle coppie adolescenziali è la ben nota instabilità di questa età, durante la quale si vivono rapidi e intensi cambiamenti, si diventa diversi in pochi mesi, si scoprono nuove esigenze e si abbandonano continuamente vecchi interessi: l’adolescente non ha ancora trovato se stesso e per questo non può impegnarsi in relazioni durature.
In un certo senso sono persino negativi gli sforzi coscienti per eliminare questa instabilità, al fine di non lasciare il giovane partner verso il quale ci si sente impegnati, perché in questo modo l’adolescente si impedisce di sviluppare se stesso sperimentando vari ruoli e varie identità e si costringe in un voler/dover piacere all’ altro che porta ad uniformarsi ai suoi desideri.