A caratterizzare le trasformazioni della pubertà c’è il cosiddetto “salto di crescita”. In questi anni aumentano improvvisamente altezza, peso, cambiano le fattezze.
I ragazzi sono più attenti e critici di quanto si pensi nei confronti delle trasformazioni del proprio corpo, è di esse che si servono per confrontarsi con gli altri, ma soprattutto è ad esse che devono continuamente adeguarsi, accettando l’ìimmagine di sé mutata.
All’inizio della pubertà, la tensione sessuale, che si attiva a causa dei cambiamenti ormonali, è trattata come una forza esterna, proveniente ad esmpio da immagini o da contatti, più che dal proprio corpo e dalle proprie fantasie. Forza esterna e quindi estranea, da combattere piuttosto che integrare.
E’ il continuare dei mutamenti fisici, ma soprattutto l’arrivo delle mestruazioni e delle eiaculazioni a ricondurre la sessualità a qualcosa di proprio con cui poter convivere.
Per le ragazze il raggiungimento del menarca (prima mestruazione) è motivo di nuove ansie, ma anche di sollievo in quanto dato concreto, in relazione al quale è possibile cominciare ad organizzare le sensazioni del corpo in crescita. Da un periodo in cui realtà e fantasia appaiono a volte confuse si passa ad un altro, poco dopo l’arrivo delle prime mestruazioni, in cui si registrano cambiamenti ed assestamenti non solo nella vita fantasmatica, ma anche nel linguaggio.
L’espressione verbale diventa più coerente ed organizzata, le ragazze riescono ad esprimere più facilmente ciò che le turba ed i propri mutamenti d’umore.
Per i maschi la situazione è diversa. La pubertà non è scandita da fatti altrettanto certi e ripetitivi. Le erezioni e le prime eiaculazioni sono sentiti come eventi poco dominabili, causa di turbamenti per il tipo di sensazioni e fantasie che si accompagnano ad essi. I maschi sentono l’esigenza di dare ordine e significato a questi fenomeni del proprio corpo, ma a ristabilire il controllo non è sufficiente la masturbazione (non a caso a questa età più frequente tra i ragazzi che tra le ragazze), occorre un’integrazione tra i dati fisici e quelli pulsionali. Ciò significa che è necessario giungere ad un cambiamento dell’immagine di sé che includa l’esistenza di un corpo sessuato e riconoscere che da esso si originano le nuove sensazioni ed emozioni, i desideri e, di conseguenza, i progetti.
Dovranno trascorrere gli anni dell’adolescenza perché tale immagine si concretizzi sempre di più e sempre meglio.
Nel corso della pubertà sono vari i fattori che intervengono a complicare o facilitare il raggiungimento di un adeguato senso di identità. E’ importante che i ragazzi abbiano un gruppo di coetanei a cui poter fare riferimento. Tale partecipazione va incoraggiata dagli adulti e serve a contrastare la tendenza all’isolamento, frequente in questi anni. E’ il gruppo il luogo in cui ragazzi e ragazze si confrontano e si rassicurano, constatando l’esistenza di problemi comuni. E’ in esso che nascono simpatie ed interessi per l’altro sesso. Nel gruppo il ragazzo fa la scelta dell’amico preferito, così come la ragazza dell’amica, rapporti di amicizia che servono da supporto ad un Io reso più fragile dalla difficoltà dell’età.
E’ rilevante, per maschi e femmine, l’influenza degli insegnanti che possono essere determinanti nel rafforzamento dell’autostima. Autostima difficile da sostenere per i ragazzi, che sembrano aver perso molte sicurezze senza averne raggiunte di nuove. Gli adulti dovrebbero essere sempre pronti a contrastare, in questi anni, la tendenza di figli ed alunni ad arrendersi di fronte agli ostacoli. Inoltre gli insegnanti hanno l’opportunità, più dei genitori, di favorire lo sviluppo di tematiche che aiutino i processi di crescita. Possono ad esempio introdurre argomenti di informazione sessuale in modo programmatico o in modo estemporaneo, nei momenti in cui ritengono sia il caso farlo. Vengono in ciò aiutati dagli stimoli che la vita del gruppo-classe offre loro ed anche dalla stessa posizione che rivestono: sono infatti degli adulti, ma non sono i genitori e questo li rende agli occhi dei ragazzi autorevoli , ma più neutrali.
Il terzo fattore influente, nel periodo della pubertà, è costituito dalla famiglia. Per i genitori non è un’età facile da gestire, presenza e pazienza sono gli atteggiamenti necessari ma difficili spesso da tenere. I ragazzi, anche se dimostrano con i comportamenti il contrario, hanno un bisogno fondamentale di continuità. Proprio perché si sentono discontinui, privi a momenti di ogni certezza, hanno l’esigenza che qualcun altro provveda a garantire continuità e certezza. Continuità significa per essi permanenza di affetto, di attenzione, ma anche presenza e capacità di comprensione. Purtroppo la maggior parte degli adulti ha dimenticato la difficoltà e la stranezza dei propri stati d’animo all’età che ora i figli stanno vivendo, e tende quindi a stupirsi ed a preoccuparsi, e ciò non è certo rassicurante. I ragazzi, a complicare le cose, confondono i genitori con comportamenti di rifiuto, lontananza e manifestano disponibilità a condividere i loro problemi preferibilmente con i coetanei, o con altri adulti, non con loro.
Su questo punto vale la pena di soffermarsi . E’ importante infatti capire da cosa è causata quella lontananza. Può dipendere infatti da un accresciuto bisogno di autonomia; costituisce quindi una specie di prova di indipendenza. Va in questo senso compresa ed anche assecondata. L’allontanamento può anche essere determinato da alcune modalità di comportamento che padri e madri hanno avuto negli anni precedenti: molti genitori si sono mostrati reticenti nei confronti delle domande dei figli. Preoccupati delle loro curiosità, soprattutto se riguardavano la sessualità. Questi stati d’animo sono percepiti molto chiaramente dai ragazzi, che sentono di essersi avventurati su una strada proibita ed evitano di porre ulteriori domande. Sentire di non poter parlare di alcune cose influenza tutto il processo della comunicazione,
I ragazzi dovrebbero essere quindi sufficientemente liberi di decidere se porre o no domande, non ostacolati da troppe reticenze. I genitori d’altra parte possono acquistare consapevolezza di come un’armonica sessualità si coniuga bene ed è sostenuta da un’armonica affettività e di come, quindi, non siano i sentimenti di vergogna, di paura o l’ignoranza di alcuni fatti, a tener lontani i ragazzi da esperienze sessuali troppo precoci o traumatiche, ma la possibilità di mantenere aperto un dialogo con essi.
Educare alla sessualità è anche e soprattutto educare alla relazione, per far sì che i bambini ed i giovani acquistino modelli in cui saranno in grado di “riconoscere” l’altro nei suoi bisogni e nei suoi diritti, rispettandolo nella misura con la quale essi si sono sentiti riconosciuti e rispettati.