“Povera me! Quante stranezze oggi! Pensare che ieri tutto era come al solito. Fossi cambiata io durante la notte? Fammi pensare: ero la stessa stamattina quando mi sono alzata? Quasi mi sembra di essermi sentita un po’ diversa. Ma se non sono la stessa la domanda è: “Chi mai sarò?”
(Lewis Carrol “Alice nel paese delle meraviglie”)
I bambini crescono, cambiano fattezze e sviluppano le loro capacità sotto i nostri occhi, eppure all’improvviso ci accorgiamo che un neonato non è più tale, che un bambino piccolo sta abbandonando la condizione di dipendenza, che un ragazzino e una ragazzina si sono trasformati in un ragazzo e una ragazza. Sono cambiamenti che non avvengono certo in una settimana, tanto meno in una notte. Eppure l’impressione che spesso genitori e insegnanti registrano è che il cambiamento sia improvviso, tanto da doversi adattare a fatica ad un’immagine o a comportamenti del tutto nuovi e diversi.
Se è complicato per gli adulti adeguarsi ai processi di cambiamento di bambini e ragazzi, è ancor più complicato, in certi momenti dello sviluppo, per i bambini stessi prendere coscienza di una raggiunta diversità che li riguarda e li coinvolge profondamente.
Fino a 11 – 12 anni l’influenza del contesto familiare e sociale è determinante ed anche sufficiente a sostenere la crescita. Il bambino, se ha dei genitori disponibili a vederlo divenire più grande, non troppo affezionati all’idea del figlio piccolo e dipendente, procederà tranquillamente verso nuove conquiste attraverso l’acquisizione di conoscenze e di nuove abilità.
C’è un’età in cui le cose si complicano. Il passaggio dall’infanzia all’età adulta, il momento che dà inizio all’adolescenza, segna una fase particolare della vita in cui i processi di adattamento ad un’immagine di sé mutata sono vissuti da ragazzi e ragazze come fatti complessi, di cui è difficile prendere coscienza.
Il proprio corpo e quello dei coetanei diventa improvvisamente fonte di nuovi interessi. La percezione che stia cambiando nelle fattezze e che da esso si originino nuove sensazioni, lo rende familiare ed estraneo nello stesso tempo, motivo di fantasie, fonte di mille interrogativi. Fra tanti un posto centrale è occupato dai dubbi sulla propria “normalità”
Il bisogno di essere e sentirsi normali, simili agli altri, si accompagna spesso al timore che i propri cambiamenti fisici e mentali siano qualcosa di unico e diverso, difficilmente riferibile quindi.
Ragazze, intorno agli 11 - 12 anni si chiedono infatti se è giusto avere o non avere il seno che inizia a svilupparsi, ragazzi di 12 – 13 anni cominciano a confrontare l’altezza, la peluria del viso, le dimensioni dei propri genitali con quelli dei coetanei.
Di fronte a tante e tali trasformazioni del corpo,l’appartenenza ad un genere diventa un obiettivo da dover riconquistare confrontandosi con lo specchio e con i coetanei, più che con il mondo degli adulti, nei confronti del quale vengono avvertiti per la prima volta diffidenza e sentimenti contrastanti.
Desiderio di presenza e dipendenza e bisogno di autonomia e di indipendenza si alternano. Il ragazzo e la ragazza vorrebbero dai grandi approvazione incondizionata senza saper bene in che cosa.
Gli atteggiamenti ritirati, assorti, pensosi, che cominciano ad alternarsi alle modalità di comportamento più aperto o di gioco spensierato, comuni nel periodo precedente, sono definiti “distrazione” dagli adulti.
Senso di irrealtà e confusione si rivelano fisiologici, normali in questi anni. Comportamenti disorientati e per nulla organizzati sono comuni e l’impressione che si riporta è che i ragazzi debbano mantenere vivi i conflitti interni ed esterni cercando varie soluzioni, apparentemente strane, prima di decidere quale tra tante può essere la migliore.
Che siano fatti normali i ragazzi non lo sanno e non lo sanno a volte neanche i genitori che trovano allarmanti i cambiamenti di umore, la disattenzione, e le eventuali nuove difficoltà nelle prestazioni scolastiche.
(Lewis Carrol “Alice nel paese delle meraviglie”)
I bambini crescono, cambiano fattezze e sviluppano le loro capacità sotto i nostri occhi, eppure all’improvviso ci accorgiamo che un neonato non è più tale, che un bambino piccolo sta abbandonando la condizione di dipendenza, che un ragazzino e una ragazzina si sono trasformati in un ragazzo e una ragazza. Sono cambiamenti che non avvengono certo in una settimana, tanto meno in una notte. Eppure l’impressione che spesso genitori e insegnanti registrano è che il cambiamento sia improvviso, tanto da doversi adattare a fatica ad un’immagine o a comportamenti del tutto nuovi e diversi.
Se è complicato per gli adulti adeguarsi ai processi di cambiamento di bambini e ragazzi, è ancor più complicato, in certi momenti dello sviluppo, per i bambini stessi prendere coscienza di una raggiunta diversità che li riguarda e li coinvolge profondamente.
Fino a 11 – 12 anni l’influenza del contesto familiare e sociale è determinante ed anche sufficiente a sostenere la crescita. Il bambino, se ha dei genitori disponibili a vederlo divenire più grande, non troppo affezionati all’idea del figlio piccolo e dipendente, procederà tranquillamente verso nuove conquiste attraverso l’acquisizione di conoscenze e di nuove abilità.
C’è un’età in cui le cose si complicano. Il passaggio dall’infanzia all’età adulta, il momento che dà inizio all’adolescenza, segna una fase particolare della vita in cui i processi di adattamento ad un’immagine di sé mutata sono vissuti da ragazzi e ragazze come fatti complessi, di cui è difficile prendere coscienza.
Il proprio corpo e quello dei coetanei diventa improvvisamente fonte di nuovi interessi. La percezione che stia cambiando nelle fattezze e che da esso si originino nuove sensazioni, lo rende familiare ed estraneo nello stesso tempo, motivo di fantasie, fonte di mille interrogativi. Fra tanti un posto centrale è occupato dai dubbi sulla propria “normalità”
Il bisogno di essere e sentirsi normali, simili agli altri, si accompagna spesso al timore che i propri cambiamenti fisici e mentali siano qualcosa di unico e diverso, difficilmente riferibile quindi.
Ragazze, intorno agli 11 - 12 anni si chiedono infatti se è giusto avere o non avere il seno che inizia a svilupparsi, ragazzi di 12 – 13 anni cominciano a confrontare l’altezza, la peluria del viso, le dimensioni dei propri genitali con quelli dei coetanei.
Di fronte a tante e tali trasformazioni del corpo,l’appartenenza ad un genere diventa un obiettivo da dover riconquistare confrontandosi con lo specchio e con i coetanei, più che con il mondo degli adulti, nei confronti del quale vengono avvertiti per la prima volta diffidenza e sentimenti contrastanti.
Desiderio di presenza e dipendenza e bisogno di autonomia e di indipendenza si alternano. Il ragazzo e la ragazza vorrebbero dai grandi approvazione incondizionata senza saper bene in che cosa.
Gli atteggiamenti ritirati, assorti, pensosi, che cominciano ad alternarsi alle modalità di comportamento più aperto o di gioco spensierato, comuni nel periodo precedente, sono definiti “distrazione” dagli adulti.
Senso di irrealtà e confusione si rivelano fisiologici, normali in questi anni. Comportamenti disorientati e per nulla organizzati sono comuni e l’impressione che si riporta è che i ragazzi debbano mantenere vivi i conflitti interni ed esterni cercando varie soluzioni, apparentemente strane, prima di decidere quale tra tante può essere la migliore.
Che siano fatti normali i ragazzi non lo sanno e non lo sanno a volte neanche i genitori che trovano allarmanti i cambiamenti di umore, la disattenzione, e le eventuali nuove difficoltà nelle prestazioni scolastiche.